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Vite e vino in Sardegna

Probabilmente, se la prima uva ammostata non avesse fermentato spontaneamente originando una bevanda piacevole ed inebriante, la vite non avrebbe conosciuto una grande estensione nel mondo ed avrebbe condiviso la sorte di molte altre piante. E' stato proprio il vino a salvarla, stabilendo così un legame vitale fra i tempi antichi e l'oggi. Imparare a conoscere e bere correttamente il vino, oggi, è un'esigenza ancora più avvertita, perchè tutti cercano una personalità originale e naturale in questa bevanda considerata, non solo salutare, ma anche elemento di prestigio della propria cultura. In Sardegna la vitivinicoltura ha sempre svolto un ruolo importante nell'economia agricola. Il vigneto è coltivato quasi ovunque, dalle pianure fertili, vicino al mare, fino alle zone più interne, sulle alte colline a tessitura sabbiosa di Oliena e Dorgali o scistosa di Ierzu e Tertenia. La particolare condizione climatica di questa regione consente una viticoltura moderatamente intensiva, ma che assicura una produzione enologica qualitativamente elevata. La Sardegna vitivinicola è popolata da una numerosa pluralità di vini: alcuni vigorosi altri aristocratici e fini, tutti nati nel rispetto del buon equilibrio esistente tra produzione e ambiente. Il suolo, il clima, i vitigni, costituiscono, poi, tutta una serie di caratteri naturali che intervengono per dare al vino stesso caratteristiche inconfondibili. Questo "gioiello" dell'agricoltura, utilizzato prima come merce di baratto e poi come oggetto di fiorente commercio, è diventato nel corso dei millenni un messaggio di cultura e di civiltà per numerosi popoli. Il vino in Sardegna ha un legame antico, costante con l'uomo a partire dalle sorgenti della civiltà. Probabilmente la vitis vinifera, al pari dell'olivo, è in Sardegna una pianta indigena, selvatica, tanto che i popoli sopraggiunti non portarono il ceppo o il sarmento, bensì l'arte dell'innesto, della coltivazione, e le tecniche di produzione e di conservazione del vino. Fin dalle origini più remote la Sardegna ha beneficiato dell'apporto di popolazioni estranee susseguitesi nel dominio dell'isola. Popolazioni semitiche, cretesi e fenicie, crearono le loro basi di appoggio in diversi punti della costa; tra queste Tharros e Kalaris che divennero importanti e prosperose colonie. Seguirono i punici, i romani e i bizantini. I fenici, grandi viticoltori, ma anche esperti navigatori, nell'intento di dare maggiori possibilità di sviluppo ai loro commerci nel Mediterraneo centro-occidentale, diffusero la coltura della vite proprio nelle aree attorno alle colonie. I punici troveranno una viticoltura già impostata che , in virtù di rapporti più intensi con il popolo sardo, diventerà coltura dominante nelle colonie di Kalaris, Tharros, Cornus, Nora e Olbia. Successivamente la politica dei romani, con l'estromissione dei punici, fu quella di mantenere l'esistente posizione di equilibrio, evitando sovraproduzioni che potessero danneggiare la tipica viticoltura italiana. Le distruzioni e l'abbandono delle colture che si accompagnarono al periodo vandalico vennero compensate dall'intensa attività agraria instaurata dai bizantini, ai quali si deve, oltre alla normativa colturale piuttosto rigorosa e dettagliata, l'introduzione di nuovi vitigni. Durante il periodo Giudicale la Sardegna fu interessata a consolidare e incrementare le produzioni vitivinicole, proteggendo peraltro la coltura della vite e il commercio del vino attraverso una regolamentazione decisamente esemplare, in parte sopravvissuta fino ai giorni nostri. Anche la dominazione iberica (catalani, aragonesi e spagnoli) contribuì ad introdurre nell'isola nuove cultivars ancora oggi largamente coltivate. Alla fine dell'Ottocento, cioè prima che la fillossera decimasse gli impianti viticoli, la Sardegna aveva circa 80 mila ettari di vigneto specializzato. Dopo la ricostruzione degli impianti, applicando l'innesto su "piede" americano, il "vigneto Sardegna" riprese via via ad espandersi fino a raggiungere una superficie di circa 75 mila ettari. Alla crescita viticola programmata con gli incentivi della Regione Sarda ha fatto seguito lo sviluppo cooperativo per la trasformazione delle uve in moderni stabilimenti enologici. Con l'applicazione di affermate tecnologie, sia in campo viticolo sia in quello enologico, La Sardegna ha fatto un balzo in avanti nella preparazione e commercializzazione di vini di alto livello qualitativo. La struttura viticola, ben articolata, sempre in costante aggiornamento, propone una gamma di vini di elevatissima qualità, in grado di competere con le migliori produzioni europee. Agli stabilimenti vinicoli cooperativi si affiancano le strutture private, rappresentate da piccole e medie aziende, modernamente attrezzate, all'avanguardia nell'organizzazione della produzione e della commercializzazione dei vini. L'equilibrio e la dolce scorrevolezza dei vini, inconfondibili al palato durante una degustazione, inducono a momenti di riflessione nel corso dei quali non si può evitare di far scorrere l'immaginazione a quella Terra pietrosa, profumata di macchia Mediterranea, cullata dal vento di Maestrale, ricca di usi, costumi e tradizioni millenarie.

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