Pale e balle eoliche in Sardegna

E'ormai chiaro che, la visita di qualche settimana fa nella nostra Isola del Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani, accompagnato dai massimi esponenti delle Imprese energetiche, Enel, Terna, Ep, Snam, Saras e Italgas, non è stata ordinaria routine.
E non poteva esserlo considerati gli alti papaveri che si sono mossi.
I timori che avevamo paventato allora, hanno trovato conferma nella contemporanea pubblicazione, sull'autorevole Sole 24ore e sul più importante organo di stampa regionale, della notizia di una accelerazione dell'iter per l'installazione, soprattutto nei mari Sardi, di centinaia di pale eoliche.
Insomma, buona parte della produzione energetica eolica verrà prodotta nei mari intorno alla Sardegna.
Potete immaginare quale sarà l'impatto sull'ecosistema marino, sia che le piattaforme che reggono gli enormi piloni siano ancorate con le ancore a catenarie, sia che siano ancorate con i cavi d'acciaio a tiro teso o inclinato.
Lavori che sconvolgeranno i nostri fondali marini. Alla faccia dell'ecologia.
Come dire che il rimedio sarà più dannoso del male che si vuol curare.
E da parte dei nostri rappresentanti politici? Neanche un sussurro. Né da quelli regionali né dagli eletti al Parlamento Italiano.
Ci aspettavamo una indignata levata di scudi. Invece silenzio assoluto.
Destra, centro, la sinistra, i partiti identitari, gli indipendentisti. Tutti zitti. Compresi gli ambientalisti.
Nessuno che batta i pugni sul tavolo per difendere la sua Terra, chiedendo il rispetto delle norme vigenti dello Stato italiano e della Comunità europea che stabiliscono che ogni territorio debba provvedere alla produzione dell'energia per i propri consumi.
E, siccome quasi tutte le regioni hanno sbocchi sul mare, ognuna potrebbe costruire il parco offshore necessario per i suoi consumi e per le regioni che non hanno sbocco sul mare, ma che sono a lei prossime.
Allora perché queste trame tutte in danno alla Sardegna? Evidentemente i Sardi e la Sardegna sono considerati m.q.m.



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