Fuoco e scorie nucleari

Puntualissima, anche in questa estate 2021, viene rispettata la ultra decennale tradizione de "La Sardegna Brucia".
E ci meraviglia lo stupore che suscita la puntualità dell'evento. E, anche se già dal 7 giugno, non fosse stato segnalato il pericolo incombente, tutti i Sardi erano consci dell'incombente avvenimento funesto.
Magari qualche uccello del malaugurio avrà pensato che il Governo regionale, e quanti sono deputati alla salvaguardia del territorio, avrebbero predisposto per tempo ogni sorta di attività precauzionale.
Invece, con il Sistema rilevamento incendi abbandonato da tempo, i monitoraggi praticamente ridotti a sero, con le folate di vento africano e la terra inaridita dalla siccità, è stato sufficiente qualche cerino e la tradizione anche quest'anno è stata rispettata.
Così, lo sfacelo creato spingerà i più colpiti ad abbandonare quel territorio devastato.
Una concausa che, sommandosi allo smantellamento dei servizi sanitari, alla mancanza nella maggior parte delle zone interne del medico di base e del pediatra, della cancellazione di tanti servizi sociali per bambini e adulti, la chiusura di tanti sportelli postali e bancari nonché di numerosi uffici pubblici periferici, diventerà la classica goccia che fa traboccare il bicchiere, spingendo tanti Sardi esasperati a lasciare i loro paesi.
E così la Sardegna si avvia a diventare l'ideale piattaforma desertica, antisismica, lontana dall'Italia, facile preda dei signori del business dell'eolico e del fotovoltaico.
Il territorio ideale dove piazzare il Deposito Nazionale delle scorie radioattive e nucleari.
Non a caso, a distanza di appena dieci giorni dal rogo, la SOGIN comunica l'inizio del Seminario Nazionale per l'approfondimento degli aspetti tecnici, preparandosi a confezionare per la Sardegna il pacco regalo pieno di veleni.



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