Sa Die de Sa Discarriga

Seppur lentamente, si sta prendendo coscienza e conoscenza dell'immenso danno ambientale che viene causato all'Isola dalle lavorazioni delle industrie petrolchimiche e dai residui che queste nascondono sotto terra.
A questo scempio bisogna sommare i continui arrivi da ogni parte d'Italie dei fanghi di depurazione e dei materiali tossici, e dei sistemi adoperati per smaltirli.
Certo è ridicolo pensare alle tante campagne di sensibilizzazione per la raccolta differenziata dei rifiuti e sulla salvaguardia dell'ambiente e venire a conoscenza di queste porcherie.
Possibile che in tutti questi anni, nei palazzi regionali, nei municipi, nei paesi e nelle campagne, da parte degli ambientalisti, dei contadini e dei pastori, salvo rarissime eccezioni, non si sia percepito alcunchè di anomalo?
Certo è, che ogni volta che un camion sversava quelle tonnellate di reflui fognari, la puzza doveva sentirsi in un raggio di chilometri e chilometri. Non poteva essere confusa con l'odore della cacca di pecora, di vacca o di cavallo. E i camion che hanno sversato sono stati svariate decine e per tanto tempo.
Inoltre, le inchieste giornalistiche ci hanno mostrato la processione dei tir che hanno trasportato, nelle aree delle miniere dismesse, tonnellate di sacchi pieni di rifiuti tossici da interrare.
Quella processione ininterrotta e quegli interramenti sono passati inosservati, come se quei camion e gli escavatori fossero silenziati e si confondessero con il paesaggio.
Da Sardo ho provato un senso di nausea nel vedere quello che le inchieste giornalistiche hanno documentato e nel pensare che, mentre avvenivano quei fatti, tanti fratelli Sardi, salvo rarissime eccezioni, hanno finto di non vedere e non sentire.
E allora proponiamo una commemorazione per questo scempio. "Sa Die de Sa Discarriga", adeguando per l'occasione la bandiera dei Quattro Mori.
Uno con la benda sugli occhi, uno con i tappi nelle orecchie, un altro con il naso tappato da una pinzetta, l'ultimo con un bavaglio sulla bocca.


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